giovedì 16 aprile 2020

UN PARAGONE CON DANTE

Nel post di oggi andremo a evidenziare l'utilizzo del termine all'interno di un testo poetico molto importante, che non può mancare all'interno del mio blog: la Divina Commedia di Dante Alighieri. Questa celebre opera, scritta in terzine dantesche e divisa in tre cantiche, racconta l'allegorico viaggio di Dante verso la beatitudine attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. All'interno della narrazione, Dante riporta moltissimi personaggi, eventi e descrizioni che rendono il suo manoscritto un'importantissima enciclopedia della sua epoca; una sorta di grande magazzino al cui interno è racchiuso un'enorme sapere. La struttura stessa dell'Inferno dantesco rimanda ad un perfetto e ordinato magazzino; è diviso in 9 cerchi, contenuti uno nell'altro, come si può leggere ad esempio nella prima terzina del canto V ("Così discesi dal cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio"). All'interno delle cerchie Infernali sono immagazzinate le anime dei dannati, etichettate in base alla gravità delle loro colpe e in attesa di essere ''trasferite''.
Di seguito alcuni versi del canto XI (versi 13-66) dove Virgilio spiega a Dante la struttura del Basso e Medio Inferno (3 cerchi nei quali sono rinchiuse le anime che hanno peccato di violenza e di frode verso chi non si fida e chi si fida) e dove appare evidente questa idea di un grosso magazzino con al posto delle merci, le anime divise per il loro peccato.


Così ’l maestro; e io "Alcun compenso",
dissi lui, "trova che ’l tempo non passi
perduto". Ed elli: "Vedi ch’a ciò penso".

"Figliuol mio, dentro da cotesti sassi",
cominciò poi a dir, "son tre cerchietti
di grado in grado, come que’ che lassi.

Tutti son pien di spirti maladetti;
ma perché poi ti basti pur la vista,
intendi come e perché son costretti.

D'ogne malizia, ch'odio in cielo acquista,
ingiuria è 'l fine, ed ogne fin cotale
o con forza o con frode altrui contrista.

Ma perché frode è de l’uom proprio male,
più spiace a Dio; e però stan di sotto
li frodolenti, e più dolor li assale.

Di vïolenti il primo cerchio è tutto;
ma perché si fa forza a tre persone,
in tre gironi è distinto e costrutto.

A Dio, a sé, al prossimo si pòne
far forza, dico in loro e in lor cose,
come udirai con aperta ragione.

Morte per forza e ferute dogliose
nel prossimo si danno, e nel suo avere
ruine, incendi e tollette dannose;

onde omicide e ciascun che mal fiere,
guastatori e predon, tutti tormenta
lo giron primo per diverse schiere.

Puote omo avere in sé man vïolenta
e ne’ suoi beni; e però nel secondo
giron convien che sanza pro si penta

qualunque priva sé del vostro mondo,
biscazza e fonde la sua facultade,
e piange là dov’esser de’ giocondo.

Puossi far forza ne la deïtade,
col cor negando e bestemmiando quella,
e spregiando natura e sua bontade;

e però lo minor giron suggella
del segno suo e Soddoma e Caorsa
e chi, spregiando Dio col cor, favella.

La frode, ond'ogne coscïenza è morsa,
può l'omo usare in colui che 'n lui fida
e in quel che fidanza non imborsa.

Questo modo di retro par ch’incida
pur lo vinco d’amor che fa natura;
onde nel cerchio secondo s’annida

ipocresia, lusinghe e chi affattura,
falsità, ladroneccio e simonia,
ruffian, baratti e simile lordura.

Per l’altro modo quell’amor s’oblia
che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto,
di che la fede spezïal si cria;

onde nel cerchio minore, ov’è ’l punto
de l’universo in su che Dite siede,
qualunque trade in etterno è consunto".



Struttura Inferno Dantesco
                                                                 




Fonte: ''Lo Dolce Lume'' di Gianluigi Tornotti

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